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Agustí Chalaux de Subirà.

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Agustí Chalaux de Subirà.

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Magdalena Grau, Agustí Chalaux.

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Note autobiografiche di Agustí Chalaux de Subirà (1911-2006).


Capitolo 12. DALL'ARGILLA AL SILICIO
-PASSANDO PER L'ORO E LA CARTA-

Le civiltà dell'argilla utilizzarono questa per un sistema contabile-monetario personalizzato e informativo. Le civilizzazioni dei metalli, li usarono per facilitare e agilizzare il commercio e l'imperialismo guerriero e corruttore. La civilizzazione della carta ha usato quest'ultima per dominare i mercati ed i popoli. La civilizzazione dell'elettronica sta usandola per la speculazione monetaria mondiale e per assicurare il controllo delle popolazioni.

Le civilizzazioni dell'argilla (che si considerano ancora "preistoriche") probabilmente godettero di una certa pace reciproca finchè disposero, guarda caso, di un sistema monetario personalizzato ed informativo.
È precisamente con l'introduzione dei metalli e il loro dominio (come moneta e come arma) che comincia la storia ufficiale: le città, fino ad allora indipendenti, vengono assoggettate agli imperialismi storici presenti fino ad oggi.
La carta moneta introdusse un'ulteriore raffinatezza nel processo di sfruttamento monetario e di crescita dei mercati. La carta moneta dei banchieri cominciò ad essere determinante per l'economia, la pace e la guerra.
Col denaro elettronico, le frontiere degli Stati hanno perduto le loro difese. Da un qualunque ufficio, un ristretto numero di persone muovono i fili del denaro, e -grazie a questi fili- le marionette della politica, della produzione, del consumo, degli investimenti...

Ogni civilizzazione possiede, tra le altre cose che le distinguono dalle altre, alcuni materiali, invenzioni, strumenti, che possiamo, guardandoli in prospettiva, scegliere come emblematici della loro cultura.
Per la civilizzazione occidentale, la Storia comincia 4.500 anni fa, con l'apparizione della scrittura (nelle tavolette sumeriche). Però risulta che persino se utilizziamo il criterio che vede la scrittura come elemento costitutivo della storia, durante quasi 7.000 anni, come abbiamo visto, esistettero culture che registravano informazione grafica sull'argilla (capitolo 10). Questi 7.000 anni d'uso di uno stesso sistema d'informazione in luoghi tra loro assai distanti, ed esteso per la totalità dello spazio implicato nel processo di civilizzazione (costruzione delle città), sono, visti freddamente, un immenso enigma che fa impallidire le "meraviglie" della nostra Storia.

Cos'altro sappiamo di questo lungo periodo nel corso del quale vennero poste le basi dell'agricoltura, del mercato, della moneta, dell'artigianato, delle città, della banca, dei templi, dello Stato?
In una terra fertile, vicina a grandi fiumi, le comunità etniche e le collettività inter-etniche si sedentarizzarono, migliorarono i sistemi irrigui e cominciarono ad usare alcuni strumenti per organizzare la produzione ed il commercio, sul doppio versante degli scambi interni a ciascun insediamento -che probabilmente convivevano col sistema del baratto- e tra diversi insediamenti -con intercambi e controllo contabile crescenti.

Questo è un elemento importante. Lo scambio di prodotti non è necessario quando la proprietà è comunitaria. Ma quest'ultima è possibile solo in comunità unite da un legame etnico -vale a dire sangue, cultura e miti in comune. Quando si perde questa fiducia e appaiono proprietà comunitarie o collettive differenziate, sorge anche, necessariamente, lo scambio tra loro. Questi primi insediamenti erano formati per piccole inter-etnie -due o tre etnie che si univano per coltivare, costruire e proteggersi dall'esterno. È molto probabile che la protezione trovasse forma nell'edificazione di muri, che divennero poco a poco muraglie inespugnabili, nella misura in cui gli insediamenti diventavano ricche città pluri-etniche, con meno fiducia al proprio interno e maggiori pericoli provenienti dall'esterno. Le mura furono uno strumento di difesa molto efficace. A tal punto che, probabilmente, si ottenne un lungo periodo -alcune migliaia d'anni- di pacificazione tra le città. Indipendenti, gelose della propria autonomia e con una difesa garantita, ogni città di giorno apriva le porte alle carovane di commercianti che arrivavano, e agli stranieri di altre città. Nella piazza del mercato si svolgevano le transazioni commerciali, che venivano registrate nella contabilità del tempio. Di notte, i forestieri venivano obbligati ad uscire dalla città. Senza un qualche genere di regole del gioco "pacificanti" -frutto di meccanismi difensivi non-offensivi- sembra che non sarebbe stato granchè fattibile l'instaurarsi di un sistema informativo come quello delle schede, che raggiunse durante migliaia d'anni tanta stabilità ed accettazione, rafforzando nello stesso tempo la sicurezza e la difesa economica.

Per proseguire questa ipotetica narrazione dobbiamo fare una distinzione importante. Benchè i termini "impero" ed "imperialismo" vengono comunemente utilizzati come sinonimi, proponiamo di distinguerli. Queste città le chiameremo "città-impero", nel senso che il loro patto costitutivo interno era stipulato liberamente tra le etnie ed inter-etnie che si accordavano. La città-impero cercava una difesa esterna comune ("imparare") che consentisse il libero gioco e l'aiuto reciproco tra le etnie al proprio interno.

La Storia ufficiale comincia con la scrittura sumerica, ma comincia anche con una situazione alquanto diversa da quella descritta fino ad ora. È la situazione che, per contrasto, potremmo definire "imperialista": una delle città riesce a soggiogare le altre e a mantenerle, per diritto di conquista, sotto il suo dominio. Se chiamiamo "imperi" gli imperialismi storici, la confusione è sospettosamente colpevole di essere mantenuta da parte degli imperialismi. Questi, facendosi forti della storia ufficiale, vogliono negare la legittimità storica di ogni libero patto di aiuto reciproco tra etnie. Agli imperialisti interessa rimarcare che le città sono inadeguate, che solo l'"unificazione" dà forza e che questa deve verificarsi per imposizione di una delle etnie o delle città o degli Stati... come la storia dimostra fino alla nausea!

Ebbene, la storia non solo comincia con l'apparizione della scrittura, ma anche con un'altra "nuova" realtà: l'imperialismo, e con esso le guerre espansioniste, di annessione, di dominazione. Di colpo, inesplicabilmente, i più antichi semiti di cui abbiamo conoscenza, chiamati akkadi, i quali avevano via via penetrato la cultura ed i territori dei sumeri già da un certo tempo, mettono sottosopra le stabili città-impero. Sargon d'Akkad il Grande edifica il primo grande imperialismo della storia, distrugge l'antico ordine ed instaura la nascita della "storia degli imperialismi", l'unica che abbiamo finora considerato come tale. La storia delle città-impero, libere ed indipendenti, era preistoria! Davvero non ci rimane quasi niente in comune. Quella era un'altra storia, che agli storici degli imperialisti non interessa neppure menzionare. Il paradiso dell'Eden è perduto, e ben perduto. È una storia per bambini.L'uomo storico e civilizzato "è" come "è", ed è sempre stato così.
La biografia di Sargon il grande è molto illustrativa -e, come vedremo, originale!- visto che era "di umili origini e fu abbandonato da sua madre nell'Eufrate". Raccolto dalla corte del re sumero, ne divenne il coppiere. Più tardi "si rivoltò contro di lui, prese il potere e costruì una nuova capitale, chiamata Akkad. Chiaro esempio di monarca guerriero, conquistatore e fondatore di imperi [imperialismi!], deciso ad unificare la Mesopotamia." Conquistò e sottomise la magior parte delle città "dal Golfo Persico, al sud, fino alla regione in seguito occupata dall'Assiria, al nord. Verso sud-est giunse fino a l'Elam [...], penetrò al nord della Siria e forse arrivò anche in Asia Minore". Una descrizione perfetta dell'apparizione dell'imperialismo e della storia ufficiale.

Su questi fatti aleggia un grande interrogativo: come fu che questo re accadico riuscì a sottomettere le altre città che per 7.000 anni si erano mantenute indipendenti? Le mura che le circondavano non poterono essere atterrate militarmente sino a molto più tardi, quando Alessandro Magno (un altro imperatore "Grande") utilizzò la catapulta e la balestra meccanica nell'assedio di Tiro e Sidone, 300 anni prima della nostra era. E invece stiamo dicendo che le città sumere furono vinte 2.000 prima di poter disporre di un qualunque strumento bellico capace di abbattere fortezze!
I sumeri, per secoli pacifici abitanti di quelle terre, e che erano stati grandi creatori culturali ed inventori dei sistemi di "bolle" e schede d'argilla -e di conseguenza della scrittura- vennero invasi e vinti dai semiti-accadi, che in pochi anni dominarono la Mesopotamia. Il titolo di "re di Sumeria ed Accadia" lo mantennero le dinastie successive durante più di mille anni, con la chiara intenzione di perpetuarsi nel potere, basandosi sulla legittimità dei primi abitanti (colti) e su quella dei conquistatori (barbari).

"D'altro canto, risulta significativo stabilire un parallelo tra la Sumeria e la Grecia classica, non solo perchè furono due centri culturali di prim'ordine, che fecero da modello per altre civilizzazioni, ma perchè la loro cellula politica di base fu la città-stato." E così come la Grecia soccombette all'imperialismo romano, la Sumeria lo fece davanti all'imperialismo accadico. Ciò che sembra certo è che a partire del 2.700 prima della nostra era le cose in Sumeria cominciano a cambiare, con una serie di guerre tra città. In trecento anni, gli accadi le vincono e le "unificano". Nelle stesse date e nelle stesse contrade, il sistema di "bolle" comincia a venire sostituito dalla scrittura, nello stesso tempo in cui i semiti cominciano a dominare il segreto dei metalli preziosi -oro, argento e bronzo-: il peso, con la bilancia di precisione, e la qualità, con l'acqua regia e il diaspro.
Nessuno spiega in che modo questo vittorioso guerriero riuscì ad entrare nelle città cinte di mura. Val la pena ricordare che forse la cosa non fu casuale, visto che Sargon era stato coppiere -responsabile di cantine, misure e tesori. Ecco un'ipotesi azzardata e, se non altro, suggestiva. Una città militarmente inespugnabile ha soltanto un punto debole: le porte. Si riusciamo ad ottenere la complicità -il tradimento- di un qualunque ufficiale della città, l'invasore può entrare di notte e fare ciò che gli pare. Ma come ottenere questa complicità? Cosa poteva essere tanto prezioso da far sí che un ufficiale si azzardasse a tradire la propria città? Qualunque regalo di gran valore avrebbe potuto far sorgere sospetti: come poteva avere ottenuto un bene di tanto pregio senza che risultasse alcuna operazione registrata al tempio, nè alcuna transazione nella piazza del mercato? Accettare la carica di "governatore della città", nominato dal re vincitore, era un'offesa imperdonabile e alimenterebbe un odio troppo pericoloso. Le ambizioni di potere si erano viste alquanto ridotte dalle circostanze.

La genialità di Sargon sarebbe quella di aver scoperto che c'era una soluzione. Consisteva nel dare molto oro a cambio della "complicità" per l'apertura delle porte. E, nello stesso tempo, promettere che la tendenza "normale" degli ultimi anni, nel corso dei quali i semiti cominciavano ad accettare l'oro come "moneta" per tutti gli intercambi, verrebbe generalizzata con l'avvento del nuovo re. Con ciò verrebbe abolito il sistema di bolle e registri; diventerebbe possibile comprare e vendere con l'oro senza gli ostacoli amministrativi antiquati dei sumeri. Era senza dubbio un buon affare. Tuttavia, se uno non accettava, l'ammazzavano, per poi fare la stessa proposta ad un altro ufficiale...

I miti di miracolose conquiste di città fortificate sono, probabilmente, significativi. Tra le rovine di Gerico sono state trovate delle schede. Un bel giorno, Gerico, l'inespugnabile, venne assalita dai semiti grazie al fatto che le mura crollarono miracolosamente senza bisogno di lotta... Anche allora, come oggi, bisognava salvare le apparenze. Ai vincitori non piace scoprire i propri trucchi. Preferiscono nascondere le proprie ignominie dietro a miti pomposi e misteriosi, che le rivestono di aiuti celestiali. Il cavallo di Troia può essere un altro di questi miti che vogliono dissimulare il potere dell'oro.
Col dominio degli accadici si rafforza il ruolo dei templi, che si unificano con lo Stato; crescono la burocrazia, le imposte obbligatorie, l'oppressione delle donne, gli assassinii rituali, le costruzioni monumentali, le guerre e le cospirazioni incessanti. A partire da allora, tutte le "civilizzazioni" hanno condiviso le caratteristiche della storia. Qualunque cosa si è potuta vendere o comprare nella totale impunità.

Da allora, si è sempre separata la fatturazione documentata con fini contabili, dal pagamento con lo strumento monetario. Da allora, banchieri, commercianti e Stati hanno avuto i propri sistemi di contabilità, che gli hanno permesso di dare crediti e riscuotere interessi; creare inflazione e deflazione semplicemente aumentando, riducendo o falsificando "moneta" -sempre limitata e limitabile- a seconda dei propri interessi. Da allora, la contabilità è sempre stata falsa, senza alcun riflesso parallelo esatto con gli scambi reali.

La civilizzazione della carta -e della stampa- ha sviluppato lo stesso tema: migliorare i sistemi contabili e creditizi per una cerchia ristretta, "liberandoli" dagli inconvenienti dei metalli con l'emissione di biglietti di banca (anch'essi sempre controllati da chi li emette arbitrariamente, per definizione). L'assegno ed il vaglia hanno aggiunto ulteriore capacità di manovra.

Con la nascente civilizzazione del silicio, materiale di base dei chip, cioè dell'elettronica e della telematica (informatica collegata a distanza) siamo giunti alla sottigliezza più invisibile ed insieme più potente. Nè oro nè carta: annotazioni elettroniche. Ma la struttura di fondo continua ad essere, nei tratti essenziali, la stessa di 4.500 anni fa, ed identici i fini: non lasciare traccia, controllare l'informazione e monopolizzare la capacità di creazione di potere d'acquisto.

L'ipotesi formulata sull'origine della "storia ufficiale" va sottomessa, evidentemente, ad uno studio molto serio. Esplicitarla serve ad una duplice funzione: incitare alla realizzazione di tale ricerca, e insieme aprire una pista suggestiva riguardo al tema di cui ci stiamo occupando. "Se non è vero è ben trovato. "

GRIÑÓ, Raimon, Gran Enciclopèdia Catalana, Barcelona, 1979, vol. 13, p. 349.
Idem, vol. 14, p. 67.
In italiano nel testo (N.d.T.)

 

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